Un riemergere
della poliomielite in Medio Oriente e in Africa ha scatenato un avvertimento da parte dei funzionari della
sanità pubblica statunitense che temono che il virus mortale sia facilmente trasmissibile
per via oro-fecale (tramite acqua e alimenti contaminati) e attraverso le
secrezioni respiratorie (nella fase acuta della malattia).
Quella che
talvolta è stata chiamata polio
o paralisi infantile è una
malattia acuta virale, altamente contagiosa che si diffonde da
individuo a individuo. Sebbene circa il 90% delle infezioni da polio non
causino sintomi,
gli individui affetti possono presentare una serie di condizioni se il virus
entra nella circolazione sanguigna. In circa l'1% dei casi, il virus penetra nel sistema nervoso centrale, dove colpisce di
preferenza i neuroni motori, portando a debolezza muscolare
e paralisi flaccida acuta. A seconda dei nervi coinvolti, possono presentarsi diversi tipi di paralisi.
Anche se le
principali epidemie
di polio erano sconosciute prima della fine del XIX secolo,
la poliomielite è stata una delle malattie infantili più temute del XX secolo.
Epidemie di polio hanno paralizzato migliaia di persone, soprattutto bambini.
Il primo vaccino
fu realizzato nel 1950
e, grazie alla sua diffusione, i casi globali di poliomielite si sono ridotti
in breve tempo da centinaia di migliaia a meno di mille. I vaccini per
l'infanzia hanno eliminato la poliomielite negli Stati Uniti nel 1979, ma ancora
oggi sono utilizzati per prevenire nuove infezioni.
Adesso almeno
dieci Paesi stanno segnalando nuovi casi di polio. E l’allarme non tarda a
scattare. "Se non controllata, questa situazione potrebbe comportare il
mancato sradicamento a livello mondiale di una delle più gravi malattie prevenibili
da vaccino al mondo", ha affermato l'Organizzazione Mondiale della Sanità
in un comunicato, definendo la diffusione della polio nel 2014 un “evento
straordinario” e “un’emergenza di sanità pubblica di rilevanza internazionale”.
L'Oms aveva già lanciato una prima allerta poliomielite nel 2013 quando il virus era stato trovato nelle acque di Israele. L’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva l’obiettivo di arrivare all’eradicazione del virus entro il 2000, ma i focolai emersi nell’ultimo decennio e gli ultimi casi hanno dimostrato come il risultato sia ancora lontano dall’essere raggiunto.
Il virus è attualmente
esportato da Pakistan, Camerun e Siria, e si è modificato in Afghanistan,
Guinea Equatoriale, Etiopia, Iraq, Israele, Somalia e Nigeria. Dall’inizio
dell’anno sono 117 le persone infette in dieci Paesi, con la maggioranza dei
casi in Pakistan. Nel 2013 i casi totali sono stati 417, di cui il 60%
esportati.
Secondo gli
esperti è, comunque, importante ricordare che solo una minima parte dei
soggetti infettati dal virus (uno su 100-500 casi secondo le casistiche) va
incontro alla forma paralitica e quindi la malattia, almeno nella forma più
grave, dovrebbe rappresentare un evento eccezionale in Italia.
(Foto fonte: abcnews.go.com)
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