E’
singolare pensare come i pub, la cui esistenza sembra essere connaturata da
sempre e imprescindibilmente alla British life, inizino a sgretolare le loro
fondamenta sotto i colpi incessanti della crisi. Altro che bere per
dimenticare! In Gran Bretagna, tra le principali attività che stanno
capitolando di fronte a un’economia non più rassicurante ci sono proprio i famigerati
pub.
Un esempio per tutti viene dal sobborgo londinese di Hampstead, zona ricca
e benestante della capitale inglese dove sono ubicate alcune delle ville più
costose del mondo. Proprio in questo angolo d’Europa, dove il lusso sembra
essere alla portata di tutti, locali come “The Nags Head” sono diventati uffici
immobiliari, “The King of Bohemia” ora è un negozio di abbigliamento, mentre
“The Hare & Hounds” è stato sostituito con un condominio. Anche qui,
dunque, i pub non si sono sottratti al declino. La routine britannica, dettata
da un consueto drink a fine giornata, ha dovuto fare a meno di circa quattro
locali su cinque, salvandone uno solo.
Ma al tramonto di uno dei simboli
britannici per eccellenza, il governo non è rimasto a guardare. Una normativa
ha fatto sì che la gente potesse, attraverso una petizione, designare un pub
come un “asset of community value”, ovvero un “bene di comune valore”, un
status che conferisce all’immobile un livello di protezione dinnanzi alla
minaccia di una eventuale demolizione, favorendo, con determinate agevolazioni,
gruppi di persone intenzionati a rilevare l’attività. Un piccolo passo per
contrastare imprenditori incalliti pronti ad acquistare locali in perdita per
costruire ville o altro. Il primo pub a ricevere, lo scorso anno, il
particolare status è stato l’ “Ivy House”, un luogo d’incontro a sud di Londra.
Dopo il primo locale salvato, circa 300 pub si sono sottratti al baratro grazie
a questa norma.
Necessaria arriva, dunque, una riflessione tutta italiana. Nel Bel
Paese un semplice status determinato per legge conferito a un’attività
commerciale potrebbe salvare dal fallimento diversi esercenti? L’esempio
britannico dimostra come talvolta basta davvero poco per salvare una piccola
fetta di economia o, perlomeno, provarci coinvolgendo i cittadini a divenire
parte attiva del rilancio economico. Alla salute!
Infatti certe volte pensiamo sempre a risoluzioni difficili e rischiose, invece dobbiamo prendere esempio da queste persone. Speriamo che questo pericolo della chiusura dei pub non si verifichi pure in Italia e se questo accadera bisogna prendere soluzioni di questo tipo.
RispondiEliminaBlog ben fatto, logo affascinante, articoli nuovi e curati, bella novita'
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