In
India non esiste un movimento femminile ma esistono, piuttosto, diversi
movimenti, campagne e proteste portati avanti da gruppi di donne per il
riconoscimento dei loro diritti. Alcune volte si parla del “movimento” come
somma di tutte le proteste. Tutte, a loro modo, partecipano al processo di
cambiamento nel modo di pensare e vedere la condizione femminile: la
consapevolezza dei problemi delle donne e i diritti loro spettanti.
La
nascita del movimento femminista contemporaneo viene solitamente fatta risalire
alla fine degli anni Settanta e Ottanta del XX secolo,
anni in cui le donne erano particolarmente attive in proteste contro lo Stato
indiano. Si assistette, infatti, alla maturazione del movimento per le donne,
con la formazione in città e villaggi di gruppi che si occupavano di questioni
di interesse locale, in cui donne di ogni estrazione sociale e religiosa
parlavano e agivano pubblicamente.
Tra questi nuovi gruppi i più interessanti furono senz’altro Shahada (Testimonianza) in Maharashtra,
SEWA (Self Employment Women Association) in Gujarat e POW (Progressive
Organization of Women) in Andhra Pradesh.
Shahada
nacque come movimento di lavoratrici agricole contro le oppressioni perpetrate
dai proprietari terrieri nei confronti delle popolazioni tribali. Presto il
gruppo iniziò ad occuparsi degli stupri subiti dalle donne da parte dei
proprietari terrieri, dei datori di lavoro, della polizia, e delle violenze
legate al consumo di alcolici. Il movimento Shahada
passò rapidamente da un attacco contro qualunque uomo osasse picchiare la moglie
alla protesta contro la vendita e il consumo di alcolici, da una protesta
indiretta, quindi, contro la violenza in famiglia a una diretta, rendendo
pubbliche questioni da sempre considerate problemi privati. Un esempio significativo a questo
proposito è il Movimento anti-Arrack
del 1991. L'Arrack è un whisky adulterato, preparato in campagna, che, se da
una parte ha fatto la fortuna dei produttori e rivenditori, dall’altra ha rappresentato
la disperazione delle donne che vedevano i mariti rincasare ubriachi, senza un
soldo, pronti a picchiarle e violentarle. Questa attività illecita è andata
avanti fino al giorno in cui le donne dei vari villaggi hanno deciso di
ribellarsi e di organizzarsi attivamente per bloccare la produzione e la
vendita dell'Arrack: a turno effettuavano delle spedizioni punitive costituite
da gruppi formati da trenta, quaranta donne che si presentavano ai rivenditori minacciandoli
e saccheggiandoli. Le altre, rimaste nei campi, si dividevano la paga, badavano
ai figli, cucinavano. Erano circa ventimila e la sommossa è andata avanti per
più di dieci mesi, poi la loro protesta si è rivolta contro i funzionari locali
che distribuivano le licenze, il governo, fino ad arrivare al primo ministro
dello Stato, usando, come arma di ricatto, la scheda elettorale: il governo ha
così vietato la produzione e la vendita dell'Arrack.
Mentre
in Maharashtra Shahada esprimeva
sentimenti antipatriarcali, in Gujarat si assistette alla nascita del primo
sindacato di donne, l’Associazione delle donne lavoratrici (SEWA). Formata nel
1972 per merito di Ela Bhatt,
la SEWA rappresenta donne lavoratrici di molteplici settori dell’economia ma
con comunanza di esperienze di bassi salari e pessime condizioni di lavoro. Suo
obiettivo è il miglioramento dello stato lavorativo di queste donne attraverso
formazione, aiuti tecnici e contrattazioni collettive, nonché quello di introdurre
i membri ai valori dell’onestà, della dignità e della semplicità degli obiettivi
della vita, riflettendo i valori gandhiani cui si rifacevano le leader di SEWA.
In Andhra Pradesh nel 1974 si formò a Hyderabad il primo gruppo femminista
indiano contemporaneo, il Progressive
Organization of Women (POW), che poneva l’accento sull’oppressione sessuale
e sulla necessità di mobilitare le donne contro questa situazione di stallo. Il
POW tentò un’analisi complessiva della situazione attraverso la redazione di un
vero e proprio Manifesto che si proponeva di fornire le indicazioni sul femminismo
a venire, creando una connessione tra femminismo e idea di uguaglianza. La
causa abbracciata dal movimento puntava, infatti, al raggiungimento
dell’uguaglianza tra uomini e donne come dichiarato nella Costituzione indiana.
Il 1975 fu considerato come International
Women’s Year poiché vide un improvviso sviluppo di movimenti femministi e
la celebrazione per la prima volta in India dell’8 marzo come giorno
internazionale della donna.
Le cause dell’esplosione di proteste sono riconducibili per lo più a due
fattori: da un lato la dichiarazione del 1975 come anno internazionale della
donna da parte delle Nazioni Unite, dall’altro il crescente interesse verso i
problemi delle donne avviatosi negli anni precedenti. Proprio nel 1975 si
costituì il Mahila Samta Sainik Dal,
MSSD, gruppo formato da donne appartenenti ai dalit (intoccabili). Il nuovo movimento vedeva nella religione il
più forte agente d’oppressione contro le donne dalit e il sistema delle caste come principale fonte d’ineguaglianza. Sia
il POW sia il MSSD sottolineavano nei loro manifesti l’oppressione sessuale
delle donne come nessun gruppo aveva mai fatto prima: da un lato il POW
sosteneva che tutte le forme di dominazione maschile derivano dalla dipendenza
economica e che gli stereotipi sessuali non si basano su diversità biologiche
ma sono conseguenza della divisione del lavoro, dall’altro il MSSD sosteneva
invece che è il desiderio sessuale degli uomini ad aver sottomesso le donne e
che tale oppressione è dovuta alle capacità riproduttive femminili. Nel giugno
del 1975 il primo ministro Indira Gandhi fece
ricorso ai poteri straordinari previsti dalla Costituzione e fece proclamare lo
“stato di emergenza”. La nuova situazione politica frenò lo sviluppo dei
movimenti femministi, migliaia di attiviste vennero arrestate e molte di coloro
che rimasero in libertà iniziarono a lottare per il riconoscimento e il
rispetto dei diritti civili.
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