E’ successo. Ancora omofobia e
negazione dei diritti umani. Nel 2014. Il presidente della repubblica
democratica dell’Uganda, Yoweri Museveni, ha firmato una nuova dura legge che
prevede per il “reato” di omosessualità pene che vanno da quattordici anni
all'ergastolo. Una prima proposta di legge prevedeva, addirittura, la condanna a morte. La pena capitale è stata poi abolita,
ma solo grazie alle pressioni di molti stati occidentali che hanno minacciato
di interrompere gli aiuti.
L'omosessualità era già stata criminalizzata
in Uganda, ma la nuova normativa, che arriva un mese dopo la legislazione anti-gay
simile approvata in Nigeria, è parte di un sentimento di avversione molto
diffuso in Africa che ha trasformato l'omosessualità in una delle più grandi
minacce per l’intero continente: la radice di tutti i mali sociali, economici e
politici.
In un'epoca in cui i movimenti che
promuovono i diritti dei gay in Africa, alcuni dei quali esistono da circa un
decennio, dovrebbero fare passi avanti nel discorso pubblico, i loro leader
sono costretti, di nuovo, alla clandestinità per paura di perdere la vita.
Altri Paesi come il Senegal e il Kenya, sulla scia dell’Uganda, stanno iniziando
a far rispettare le leggi anti-gay esistenti che sono state a lungo ignorate.
La firma di Museveni della legge anti-omosessualità
è stata apposta in una cerimonia pubblica durante la quale il presidente in
carica ha appellato i gay con il termine "disgustosi". Dopo aver firmato,
Museveni ha giustificato le sue azioni sostenendo di difendere "i valori
africani" dalla cattiva influenza occidentale. L'argomento
risulta molto convincente sul continente e rappresenta, purtroppo, uno dei maggiori
ostacoli per i diritti delle persone LGBT. Il principale attivista gay ugandese,
Frank Mugisha, è andato negli Stati Uniti per chiedere sostegno nel
proteggere gli omosessuali dell’Uganda e aiutarli nel fare abrogare la legge.
Nelle edicole del Paese, intanto, viene
venduto un tabloid locale, Red Pepper, che ha
pubblicato una lista di "200 noti omosessuali". Risale al 2010 un’iniziativa
simile: la rivista Rolling Stone, che nulla ha a che fare con il più noto
magazine, prometteva la pubblicazione di 100 foto dei più famosi gay ugandesi.
Accanto al titolo, un’altra scritta consigliava: "Impiccateli".
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